CdT, 25.11.2022, DAVIDE ROTONDO

A un anno dall’introduzione del servizio di prossimità per contrastare i malesseri degli abitanti, il bilancio è positivo – Renato Bison: «Molti anziani necessitano sostegno ma non sanno a chi rivolgersi o non osano chiedere aiuto»

Tempo per conoscersi, relazionarsi, ascoltare, interpretare, individuare, intervenire, accompagnare e mantenere una relazione di fiducia con gli abitanti di Bellinzona in difficoltà e traghettarli verso il tipo di assistenza più idoneo. Non è un compito facile quello affidato un anno fa dalla Città ai due operatori di prossimità Joel Franchi e Joëlle Piccinelli. E il tempo è un fattore importante quando si parla di ascolto e relazioni umane. Infatti è già passato un anno. Il servizio è stato attivato nel 2021 in modo parziale ad agosto, ed è operativo al 100% da novembre. Una novità per una Bellinzona che intende tastare il polso della situazione di tutti i suoi abitanti, «da zero a cento anni», e che ha preferito optare per una gestione interna piuttosto che coinvolgere enti esterni.

Gestione della vita quotidiana
Per il capodicastero Educazione, cultura, giovani e socialità Renato Bison quello del primo anno «è un bilancio positivo, considerando che la figura degli operatori di prossimità è nuova e che si scoprono le necessità della popolazione locale con il passare del tempo. Dopo un periodo iniziale dove tale figura non era molto conosciuta, ora si cominciano a cogliere frutti positivi. In un anno sono stati effettuati un centinaio di interventi, di cui circa un quarto sono accompagnamenti ancora in corso». Come detto, gli interventi spaziano dalla persona giovanissima all’anziano. «Anche se durante questo primo anno di attività, si sono accompagnate prevalentemente persone adulte. Molti anziani necessitano sostegno ma non sanno a chi rivolgersi o non osano chiedere aiuto», precisa il municipale. Un aspetto, questo, emerso grazie al lavoro dei due operatori e che va oltre il problema della solitudine. «Anche quello è motivo di intervento, ma i principali bisogni della fascia anziana sono più di natura amministrativa e burocratica, hanno bisogno di sostegno per l’organizzazione del domicilio – continua Bison –. Sono state infatti riscontrate difficoltà di gestione della vita quotidiana (dall’effettuare i pagamenti, ad aspetti di economia domestica) dovute a fragilità personali (lutti, consumo di sostanze o alcol, separazioni, perdita di impiego). Invece, per la fascia più giovane, i bisogni riscontrati finora sono principalmente a livello di costruzione identitaria, sociale e professionale». In questo senso gli operatori di prossimità agiscono nell’ambito della prevenzione e offrono la possibilità di un primo ascolto, aiutando le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà e non sanno a chi rivolgersi. «Il loro compito principale è quello di capire l’esigenza di queste persone per poi indirizzarle al servizio più adeguato e accompagnarle e sostenerle laddove possono essere aiutate».

«Inversione di paradigma»
La maggior parte dei servizi opera sulla volontà delle persone che si rivolgono autonomamente ai diversi servizi presenti sul territorio. «E qui sta la differenza: gli operatori invertono questo paradigma e vanno verso chi necessita ascolto e sostegno, umano e professionale. In questo primo anno, questa tipologia d’intervento è stata attuata soprattutto a domicilio». Inoltre, i due operatori stanno costruendo una mappatura del territorio per poter individuare le zone frequentate dalla popolazione giovanile e potersi avvicinare a questa fascia d’età e comprenderne i bisogni per fornire una risposta a eventuali necessità di aiuto. «L’esperienza iniziale e la mappatura del territorio hanno generato maggiori accompagnamenti e presenze sul territorio nella zona del centro, Giubiasco, Sementina, Monte Carasso e Camorino. Pochi gli interventi e le esigenze finora manifestatesi nei quartieri più periferici di Bellinzona, dove il tessuto sociale è forse più coeso e dove si riscontra una minore mobilità della popolazione».

«È un inizio»
Se il bilancio è dunque positivo, è comunque «ancora presto per sapere se il servizio sarà potenziato. C’è comunque la consapevolezza che due persone a metà tempo, per un territorio di oltre 42.000 abitanti, rappresenta solo un inizio», sottolinea Bison. A proposito di giovani, ci sono novità sul centro giovanile prospettato dal Dicastero. «È stata identificata una possibile destinazione, sottoposta al Cantone in modo per ora informale e in principio preavvisata positivamente, ma si stanno attivando le relative pratiche ufficiali». Bison fa sapere che l’ubicazione individuata dal Dicastero è vicina al centro città e facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici ma sufficientemente discosta da abitazioni private, «cosa che permetterà di integrare questa importante componente giovanile nel tessuto cittadino, senza generare criticità legate alla convivenza fra le diverse fasce della popolazione».